LETTERA APERTA SUL LIBERTINAGGIO ORGANIZZATO

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LETTERA APERTA SUL LIBERTINAGGIO ORGANIZZATO

Dopo un week end trascorso in due club privè della capitale mi sorgono spontanee alcune riflessioni.

L’avvento dei club, ormai risalente ad oltre 30 anni fa, ha soppiantato nel tempo il modello swinger fondato sull’incontro in luoghi pubblici, mi riferisco a parcheggi, localetti periferici e seminascosti, contesti gay-bisex, discoteche a vocazione trasgressiva, spiagge, fiumi e saune.

Poi sono arrivati gli anni 90, periodo d’oro dei privè, di fatto legalmente accettati con l’escamotage della forma associativa per evitare di incorrere in sanzioni penali (funzionale all’introduzione delle famigerate italiche tessere, incomodo balzello per gli utenti e invece comodo strumento di elusione fiscale per le gestioni).

Non ci sono molte parole per descrivere quel paradiso,  l’unica definizione possibile dei locali di allora è: indimenticabili.

Il decennio 2000-2010 ha visto il primo grande cambiamento, si avvertivano le prime spie di mistificazione ma l’atmosfera trasgressiva sopravviveva. Infatti, il successo registrato dai privè, soprattutto in parallelo alla diffusione di internet, ne ha rimosso il carattere “carbonaro” e sdoganato il neonato modello di trasgressione organizzata; l’evoluzione è arrivata al punto di avvicinarli sempre più ai locali “normali” dal punto di vista architettonico (dimensioni accresciute, introduzione di ambienti da ballo, illuminazione e bar in stile disco) ma anche nei comportamenti ed usi, primo tra tutti in Italia l’approccio “vetrina” e quello “bar dello sport”, rispettivamente fondati su presupposti non tipici del mondo swinger quali il “rimorchio” e la “condivisione” contrapposta alla stretta privacy a tutela soprattutto del gentil sesso. Fin qui ancora poco male, si sono perse connotazioni più intime e coinvolgenti a vantaggio dell’apertura ad un mercato più ampio, che però nel tempo ha portato al centro delle attenzioni il ROE dell’investimento spersonalizzando il club dal gestore fisico che fino a quel momento aveva fatto della sua passione un lavoro. Ovviamente, la ricerca di maggiore profittabilità dell’iniziativa ha imposto la spinta sui ricavi e quindi sui singoli, piuttosto che sulle coppie che fino a quel momento erano state il baricentro del modello swinger con le loro passioni e desideri nascosti. Peraltro, alcune di esse consapevoli del contributo crescente che il loro ruolo apportava ai guadagni del club hanno cominciato a unire al dilettevole anche l’utile, mettendo a reddito le prestazioni, concordando con le gestioni più disinvolte il proprio coinvolgimento a vantaggio dei singoli. Entrano in campo in veste professionale le mogli/compagne dei gestori. Sono gli anni del successo economico che ha determinato il proliferare dei club privè, molti dei quali spesso tali solo sull’insegna ma più riconducibili a veri e propri bordelli.

Dal 2010 al 2020 si cerca di compensare il decadimento nelle frequentazioni con il miglioramento e la diversificazione delle strutture, l’operazione riesce parzialmente ma lo scivolo è sempre più in pendenza.

L’espansione dell’offerta indotta dai facili guadagni (interrotti solo da alcune importanti carcerazioni per reati di favoreggiamento e/o sfruttamento della prostituzione) ha proporzionalmente ridotto la marginalità dell’investimento, per cui certe pratiche “nascoste” hanno cominciato ad emergere anche nelle locandine se pur “rivolte ai soci” (ma visibili a tutto il web); ad esempio dedicando giornate alle “gang bang”, al “signor singolo”, invitando attricette e modelle per spettacoli hard con partecipazione attiva dei presenti. Tutte queste pratiche costose non sono state sufficienti a battere la concorrenza e quindi si è arrivati al sacrificio estremo della riduzione dei prezzi a livelli quasi da discoteca per i singoli e alla gratuità per le coppie con lui cuckold che, di fatto, erano le uniche presenti negli infrasettimanali. Tutto ciò ha inciso non poco su guadagni ancorati a costi fissi comunque anelastici con grave disappunto di gestioni, ormai non più morbosamente legate al proprio “tempio del piacere” ma solo alla chiusura dei rendiconti di fine anno.Comunque, anche questa degenerazione è risultata gestibile per il decennio sia pur con sempre più insopportabile gradualità. Le accresciute possibilità di scelta tra i molteplici locali sorti, infatti, hanno qualche modo diluito la concentrazione dei singoli e consentito alle coppie che mettono il libertinaggio al centro della propria relazione come momento di massima intesa, la possibilità di trovare ancora spazi nelle “sale coppie”, nelle giornate dedicate, con un supplemento di selezione esperienziale. In ogni caso la crescita qualitativa di locali, sempre più completi, puliti, piacevoli in quanto tali, a prescindere dalle frequentazioni ha compensato un’atmosfera trasgressiva ormai pesantemente rarefatta.

A marzo 2020 scoppia la pandemia di covid, sferrando il colpo di grazia.

Il contatto, essenza del libertinaggio, diventava pericolo; la reclusione modello di vita. I privè, privi di valido sostegno economico hanno cominciato a ridursi (sul lago di Garda si è passati da ben quattro club a nessuno; a Roma hanno chiuso due SPA storiche) e quelli che ce l’hanno fatta a sopravvivere grazie alle risorse accumulate negli anni precedenti guardavano ad una ripartenza sempre rinviata. In contemporanea coloro che avevano contribuito massivamente a tali guadagni, i singoli, erano chiusi in casa con mogli e fidanzate, in ansiosa attesa. La riapertura ha avuto un effetto dirompente: abbandono di ogni minimo controllo sui flussi di singoli sempre più giovani e sempre meno avvezzi al clima soffuso e ai tempi intriganti dei club; sempre di più; sempre più in gruppo; sempre più ignoranti.

Veniamo quindi alle considerazioni da cui sono partito sul mio week end lungo, non farò nomi, ma si tratta di due importanti locali romani. Nel primo, serale, il rapporto tra coppie e singoli era uno a due, lo smaltimento offerto dalle coppie compiacenti non era sufficiente per cui le “trottole” comunque riuscivano ad asfissiare tutti i presenti che, per fortuna, non riempivano il locale per cui rimaneva la possibilità di stare seduti e sorseggiare un drink ascoltando la musica, rimirando gli “elastici” delle signore. Nell’altro, SPA diurna, l’anzidetto rapporto era uno a cinque, molte le coppie compiacenti pronte a svolgere la mission numericamente impossible affidatagli di “svuotare” decine e decine di singoli in moto perpetuo; a fronte di spazio fisico per contenere massimo una quarantina di persone, se ne contavano oltre duecento, per cui tutti i servizi dalle docce, al bar-buffet, al bagno turco, ma soprattutto alle due meravigliose vasche idro erano inaccessibili, l’unica zona franca era la sala coppie che, pur talvolta violata, ci ah salvato la domenica nonostante il desiderio represso di non aver potuto nemmeno metter piede in acqua.

Sono preoccupato per la salute del libertinaggio organizzato e spero che le associazioni che gestiscono i tesseramenti decidano finalmente di guadagnarsi le quote contribuendo in maniera decisa ed inequivocabile a mettere una chiara linea di demarcazione tra la prostituzione e lifestyle.

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2 Commenti

  1. gattoclaudio
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    Ogni tanto sono d’accordo con te 😜 Stavolta sottoscrivo ogni virgola. Ed infatti sono mesi che non metto piedi in un locale con un’unica eccezione al Krystal, per altro molto deludente anche li. Ma la cosa grave è che mi hanno tolto ogni voglia di andarci e tantomeno di mettermi in gioco con una compagna, alla quale offrirei un mondo che non è più il mio. Anche andare come singolo è un’esperienza ormai squallida, oltre che faticosa. Magari tra cinque anni…

  2. Antonello Silani
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    Ciao Gatto, sempre un piacere risentirti. In realtà noi la vediamo similmente su molti punti come ben sai. In attesa di un autoregolamentazione da parte di gestori e associazioni di categoria che mettano un punto serio di demarcazione tra libertinaggio organizzato e prostituzione nemmeno io so se avvierei al lifestyle una eventuale nuova compagna, il rischio è di prendere uno schiaffo ed esser piantato in asso entrando in qualunque locale.

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